martedì 26 luglio 2011

Emilio Salgari figlio della Valpolicella




Emilio Salgari                      figlio della Valpolicella

Atto di nascta di Emilio Salgàri –Parrocchia di S.Eufemia 1862, atto n. 6.308.
Die  septima   7bris a.d.1 862   Aemilius-Carolus-Joseph-Maria  natus  die  vigesima  prima  augusti hora  3 antimeridiana  ex  coniugibus  huius  paroeciae  Aloisio  -Pauli Salgàri filio-  et  Aloisia quondam  Vincentii  Gradara  hodie a  me Carolo Ferrari archipresbitero  baptizatus .
Patrinus  doctor  Francisco Salgàri  Pauli, de Cattedrali,  Martina Carola quondam  Grassi uxor  Francisci  Barbarani de Scti Firmi Min.  Obst(etrica) Cristina  Tommasi de S. Luca. 
Il testo mette in evidenza la distanza di 18 giorni fra nascita e battesimo, nel tempo in cui era considerato precetto rigoroso il battesimo immediato del neonato, data la forte mortalità infantile.
Il ritardo sarebbe già motivo di sorpresa in famiglia religiosamente normale.  
Ma in campo religioso la famiglia Salgàri non era “normale”: il padrino  Francesco, fratello del papà del romanziere, era ingegnere della Cattedrale di Verona.      E  più ancora, Giovanni Antonio, fratello del nonno, era sacerdote nell’ordine dei Filippini.             Inoltre l’atto riportato, che diligentemente registra anche l’ora della nascita, dice che i genitori erano della parrocchia, ma non dice che il bimbo è nato nella parrocchia stessa.
                Ma qui ci sono quegli inspiegabili 18 giorni di distanza.
E ancor più il fatto che - documenta il Bresaola -, il bimbo appena nato fu messo a balia a Negrar dalla Maddalena dei Sarti (Maddalena Cinquetti in Righetti), al Ghetto dove per più generazioni vissero e lavorarono dei sarti, e la casa fu ben individuata dal Bresaola, ancora esistente nello stato di allora.   Dopo il battesimo ovviamente il bimbo tornò dalla stessa balia.
Si potrebbe chiedere : perché battezzato a Santa Eufemia e non a Negrar ?      Indubbiamente, vivere  in città a quei tempi, e a mia memoria fin dopo il 1950, era una distinzione sociale.
Sappiamo bene che il luogo di abitazione, appena possibile, era scelto anche come status symbol.
Come tale rimane ancor oggi fra quartiere e quartiere di città e di paese. 
Dare al bimbo la qualifica di “cittadino” a pieno titolo poteva essere un’ambizione dei genitori.
Una tradizione locale dice che realmente Emilio Salgàri è nato a Negrar, forse durante un soggiorno della mamma in lieta attesa “ai freschi”  campagnoli, nel periodo della canicola.
E’ possibile, è verosimile ?  Sembra difficile negarlo.
Comunque negrarese di origine genealogica si può dire, senz’ombra di dubbio.
Suggello della sua negraresità  sembra il diploma araldico familiare, conservato non a Verona  nella discendenza del primogenito Paolo nonno di Emilio, ma in quella dell’ultimogenito Luigi-Antonio rimasto a Negrar. 
Ma di Negrar, della terra di Valpolicella fu soprattutto la genesi, la formazione “avventurosa” di quel mondo di sogni, che lo scrittore adulto propinò ad innumerevoli lettori.
Il carattere del giovane Emilio era esuberante, irrequieto al punto che la madre fece dei voti alla Madonna perché si quetasse (v.Bresaola). Era però difficile frenare la natura del “Salgarèl”( così lo chiamavano a Negrar), sempre tesa in modo prepotente, incessante verso nuove esaltanti esperienze.
La vita nella Verona di quei tempi comprensibilmente era per lui una prigionia.    Il fanciullo e ragazzo Salgàri appena possibile, evadeva a sfogare la sua brama di avventure. E (ovviamente accompagna-to dai genitori) veniva a Negrar presso la balia Maddalena. Questo è attestato da più testimonianze.
Lo aspettava una compagnia di amici affiatati, che festeggiavano rumorosamente il suo arrivo.
La natura vergine, la campagna libera e aperta, ben diversa da quella attuale, eccitavano il suo spiritoNulla più della fantasia giovanile plasma un proprio mondo, ne modella indelebilmente la creatività dell’individuo, imprime l’immagine delle sue visioni che interpretano e trasformano la realtà pre-sente e creano lo scenario, duraturo e ognor presente, di quella realtà desiderata e sognata.
Fenomeni naturali impressionanti a mezz’ora dalla casa avìta, come la forra dell’Agata  cui ben si addice il nome di “Canyon Salgàri”, il torrione gigantesco della Sengia Sbusa col suo “occhio” cavo che guarda a Torbe, i precipiti fianchi dei vicini torrenti, un po’ più lontano il Ponte di Veja, erano stimolo ai sogni di eroiche avventure.               
Tutto ed altro ancora offriva Negrar, mentre la “prigione cittadina” lo negava. 
E nemmeno Venezia concesse all’ardimentoso ( e mancato) “capitano di gran cabotaggio”  le sperate soddisfazioni.         L’unico viaggio, in qualità di mozzo sul trabaccolo “Italia Una”, dalla laguna a Brindisi, con ritorno in treno per tranquillizar la mamma, non saziò di certo le sue brame.
L’oceano reale, culla incubatrice  delle sue creazioni,  fu il progno di Negrar ; le foreste dei suoi eroi furono i fianchi dirupati e boscosi di  Monte Comùn ; gli uragani caraibici furono i nubifragi violenti e disastranti dell’indimenticata Valpolicella.
Conclusione : se Romeo e Giulietta “sono nati” a Verona, se Renzo e Lucia “sono nati” in quel di Lecco, se Rossella  O’Hara “è nata” a Tara, a titolo ben maggiore in terra di Valpolicella sono nati il Corsaro Nero conte di Ventimiglia e signore di Villimpenta, Jolanda e Morgan, Tremal Naik, Yanez e Sandokan e gli altri eroi del mondo  salgariano, che tutt’ora accendono fantasie giovani e non più giovani in Italia e in tante parti della terra.                                                                   
 STORICO DELLA VALPOLICELLA FRANCESCO QUINTARELLI.

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